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Post-azionismo

Sottotitolo
Scritti civili nell'anno dell'attacco alla democrazia liberale
Autori
Stefano Rolando
ISBN
978-88-9391-514-4
N. Pagine
320
Anno Pubbl.
2019
Collana
Fuori collana
Materia
Diritto
Product ISBN:  978-88-9391-514-4
17,10 €
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Le culture politiche liberaldemocratica e liberalsocialista (LIBLAB) possono ancora dare risposte di metodo e di merito alla crisi stessa della democrazia aperta sotto ai nostri occhi. Meglio se liberate dai conflitti interni che nel ‘900 hanno reso questo ambito della politica più fragile rispetto ai grandi blocchi ideologici. Al punto tale che esse, come contenuto reale di soggetti attivi, sono state interrotte o marginalizzate. Si è provato a lavorare sulla cornice comune di quei valori – politici, civili, culturali – risalendo ad eredità di anni difficili e gloriosi (la resistenza, la liberazione, la costituente) coscienti dei grandi cambiamenti intervenuti. Il riferimento post-azionista è diventato così stimolo e allusione morale, per riconnettere storie d’Italia e d’Europa con radici comuni e sviluppi importanti di virtù collettive. In questo impegno vi è anche l’idea del primato etico-politico del rilancio e della rigenerazione dell’Europa. Che, per contrastare nazionalismi e populismi insorgenti, deve riprendere con fierezza la prospettiva federalista, quella che l’azionismo italiano immaginava mentre infuriava la catastrofe della guerra mondiale. Questo libro interpreta l’esigenza di un diritto di proposta da rivolgere a un settore dell’elettorato italiano che diffida di luoghi comuni e di pura emotività. E che chiede argomentazioni nel rapporto tra storia e futuro. Rifarsi ad una tradizione di valori aiuta a progettare l’idea di una “miglior politica”, meno piegata su di sé e sulla propaganda e più rivolta ad affrontare responsabilmente la riforma sociale. Perché questa società esprime oggi il 47% di analfabetismo di ritorno e ha tra i giovani un tasso alto di non distinzione tra “vero e falso”. Ed essa – senza confini e senza adeguate contromisure – sta producendo una dilagante domanda della “peggior politica”. Pur essendo anche vero che la “peggior politica” ora in auge ci obbliga a ripensare errori commessi e a riprogettare nuove frontiere.

 

 

Stefano Rolando, professore universitario in IULM a Milano dove dirige l’Osservatorio sulla comunicazione pubblica, il public branding e la trasformazione digitale, già manager in istituzioni e imprese (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consiglio regionale Lombardia, Rai, Istituto Luce, Olivetti). A vent’anni è segretario dei giovani repubblicani milanesi. Aderisce al Partito Socialista a trent’anni e partecipa alla trasformazione del corso riformista da metà degli anni 70 a metà degli anni 80, restando poi a lungo fuori da appartenenze. Riprende diritto di parola e di iniziativa politica negli ultimi dieci anni, nel quadro del civismo progressista a Milano e in Lombardia, mantenendo una trentennale partecipazione alla storica rivista di cultura politica socialista Mondoperaio e anche partecipando come indipendente all’iniziativa politica radicale. Presiede (dal 2008) la Fondazione “Francesco Saverio Nitti”. Di recente ha coordinato l’esperienza di un cantiere culturale e politico post-azionista, a cui fanno riferimento gli scritti qui raccolti. A fine 2018 è stato chiamato a far parte degli organi direttivi di Più Europa. Ha avuto alte onorificenze della Repubblica motu proprio dei presidenti Sandro Pertini e Carlo Azeglio Ciampi. Il suo cv in una riga è “istituzioni e società inscindibili”. Molti scritti negli ambiti disciplinari (media, comunicazioni e public branding) e su storia, politica e identità.

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